mercoledì 29 giugno 2011

FOTOGRAFO ED ASSISTENTE

Ho letto tempo fa un post del grande Settimio Benedusi che andava a descrivere come deve essere "l'assistente perfetto".
In sostanza diceva che deve essere un secondo noi stesso. Un fotografo pronto a capire prima che accada che si deve spostare una luce, fare attenzione allo zaino lasciato alle spalle in mezzo ai passanti, chiedere il permesso di scattare al proprietario del negozio davanti al quale stiamo allestendo un set, procurare un camerino chiedendo una cortesia ad un negozio di abbigliamento, fare i caffè, metter su la musica etc
insomma fare tutto quanto esuli dallo scatto fotografico.
E per fare tutte queste cose deve essere come te, deve pensare quello che pensi tu. Deve pensare da fotografo.

Io oggi ho avuto l'onore (perchè di onore si tratta) di avere come assistente un fotografo del calibro di Massimo Milanese.
Dovevo realizzare un catalogo, cliente solito annuale, di mute da sub e accessori per un'importante ditta italiana.

Bene, Massimo ha fatto qualcosa in più che assistermi: mi ha prestato il suo studio, la sua attrezzatura (no max basta ti prego, sta luce pilota io non la voglio !!! ahahaha e alla fine è riuscito a metterla e ho dovuto far finta di usarla !!! :))) ), la sua macchina del caffè, il suo ipod collegato all'impianto, la sua adsl ed il suo tempo. Soprattutto.

Per realizzare lo scatto della copertina del catalogo avevo pensato di usare il centro storico di Pinerolo con le sue boutique ed i suoi portici. Ha smosso un bel casino per permetterci di farlo.

Insomma. Si parla tanto di "fotografia mondo chiuso", di "gelosie tra colleghi", di "segreti di pulcinella" etc etc ma francamente io riporto ogni giorno un'esperienza differente da questi discorsi.
Io noto sempre più una grande, enorme collaborazione tra fotografi, di ogni livello e tra ogni livello.

Mi sento quasi ogni giorno con tanti altri, anche di buon calibro. E ci si scambia in tutta serenità ogni nostro "segreto di pulcinella".

PS alla fine Massimo mi ha chiesto se martedì andavo io a fargli da assistente agli studi RAI. E sarà un onore rendergli la cortesia.

fabio.

Eccovi massimo in veste di "modello test luci".


6 commenti:

  1. Grande!!
    Grazie a te Fabio: è stata un'esperienza divertentissima...
    Anche perchè a Pinerolo, cupa e chiusa cittadina piemontese, almeno adesso avranno un argomento nuovo di cui parlare: due pazzi che con 35° gradi andavano in giro in MUTA DA SUB!!!!

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  2. Tempo fa ho letto anche io quel post sul blog di Benedusi, così come mi sono letto un post simile scritto in contemporanea sul blog di Thorimbert, e tutti i commenti lasciati dai lettori, che hanno scatenato una piccola polemica fra chi era a favore e chi contro quello che deve essere la figura diun'assistente.
    Premesso che non faccio il fotografo di professione, mi intendo di tecniche fotografiche, e cultura fotografica, ma per vivere faccio altro, penso che una persona che voglia fare l'assistente debba diventare l'esatta copia del fotografo che assiste sia un tantino eccessiva come pretesa. Posso capire che su di un set sia necessario tenere sotto controllo una moltitudine di situazioni (modello/a, luci, settaggio macchine, curiosi che passano, permessi, e quant'altro) ma penso anche che avendo bene in testa cosa si sta facendo (e questo sicuramente un fotografo che sa fare il suo mestiere lo sa) si possa tranquillamente far fronte a tutte le situazioni che si possano incontrare. Tutto questo senza avere un clone che ti segue come un cagnolino.
    Dal di fuori e da profano, mi immagino un set fotografico un pò come un cantiere edile. Anche su un cantiere è indispensabile saper gestire e prevedere le situazioni, mettere d'accordo più figure, fare in modo di risolvere i problemi nel minor tempo possibile e con il minor dispendio di denaro possibile e tutto questo senza assistenti cloni che intralcerebbero solo il lavoro. Ora non dico che fare il fotografo è più o meno difficile che lavorare in edilizia, o che allestire un set fotografico per una campagna pubblicitaria sia un gioco e non un lavoro serio, assolutamente no, penso solamente che, sia possibile fare tutto con organizzazione, e pianificazione, facendo a meno di un poveraccio (che da come scrivono i fotografi sopra citati) fa di tutto e di più nella giornata e che assomiglia ad uno schiavo più che ad un assistente di un fotografo.
    Parole di profano ovviamente, che lasciano il tempo che trovano.
    Saluti Michele Picardo

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  3. Michele, le tue "parole da profano" sono in realtà, ma lo sai, esatte e perfette.
    Un assistente non "deve" essere la copia del fotografo. Altrimenti dovrebbe essere pagato quanto il fotografo (pensa che a massimo ho solo offerto un ginseng... eheheh)
    Ma se un assistente vuole un giorno fare il fotografo... allora ribalto la cosa e riscrivo
    Si, un assistente deve essere la copia del fotografo.
    Altrimenti non sarà mai un fotografo.

    Per fare un esempio, com Max (che è un Fotografo e la maiuscola non è a caso) abbiamo creato un set luci in situazione complicata (portici, vetrine, tunnel, luce naturale da un fianco) in circa 2 minuti. Un po' ciascuno perchè pensavamo le stesse cose, io una in più ogni tanto e lui una in più ogni tanto.
    E quest'unione di capacità torna utile quando pianificare con precisione non è così fattibile: cliente di genova, modelli di milano, io di vercelli e set a pinerolo centro.

    Preciso un'altra cosa: io spesso faccio da assistente a mia moglie. Ai miei matrimoni ogni tanto faccio da assistente ai miei assistenti. In settimana farò da assistente a Massimo.
    Io faccio VOLENTIERI da assistente. Perchè l'assistente non è uno schiavo, ma uno che ha il (scusa il termine) culo pazzesco di poter vedere fotografi (o altro) al lavoro.

    Ad ogni modo, ogni tuo intervento è realmente gradito. Li trovo interessanti e discutibili, o meglio, da discutere con interesse.

    ciao :)

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  4. Ho la fortuna di conoscere un assistente che ha lavorato proprio con Benedusi. Mi diceva che ha imparato tantissimo, anche solo facendo l'archivista o portando le borse. All'inizio non è molto chiaro come farai ad imparare qualcosa facendo un caffè o rimanendo semplicemente ad osservare in attesa di un incarico. Poi col tempo cominci a capire che stai sviluppato degli automatismi, un'abitudine a stare sul set e che anche i caffè forse sono serviti a qualcosa (umiltà?).

    Lo so, sembra l'allenamento di Karate Kid (metti la cera, togli la cera) ma in fondo funziona proprio così. Anche solo respirare "l'aria da fotografo" aiuta in qualche modo a diventare un professionista.

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  5. Premesso che sto pensando ad un rapporto di lavoro normale in cui vige rispetto reciproco, non trovo nulla di male a fare l'assistente di qualcuno, soprattutto se questo qualcuno è una persona importante o sta diventando; sostanzialmente per due motivi: il primo è poter entrare in ambienti di un certo livello in cui anche il concetto di professionalità è un dato di fatto, il secondo è saperli vivere nel modo giusto in modo da imparare quanto più possibile dalle persone che li frequentano.

    Se poi si ha la fortuna di sviluppare un intesa quasi perfetta con questa persona si ottiene il massimo del risultato in termini di tempo e qualità del lavoro che si sta svolgendo.

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  6. Mi inserisco di straforo in questa discussione ricordando quando negli anni novanta iniziai la mia esperienza di assistente presso un fotografo di moda: 1) aiutato il maestro a costruire lo schema di luci si seguivano le richieste dei modelli (leggi stravaganze il più delle volte) 2) durante gli scatti il tempo era totalmente occupato a ricaricare i magazzini hassemblad impossibilitati nel vedere scena modelle e luci, e si veniva interpellati solo se qualcosa non funzionava (devo dire quasi mai poichè i controlli che eseguivo erano maniacali, motivo per cui ero richiesto) 3) Oggi ad un assistente viene richiesta competenza, tecnica ma sopratutto capacità di adattare le tempistiche spesso crudeli con la voglia adattare spazi e soggetti all'idea con cui si parte e che può cambiare, magari non avendo il tempo di consultarsi. Insomma non un collaboratore ma un partner, sempre pronti entrambi ad apprendere assieme suggerendo variazioni e esplorando spazi inattesi Giordano Armellino

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